La cucina nippo-brasiliana ha una storia incredibile alle spalle, che racconta l’incontro di due mondi che sembravano incompatibili. Ma in realtà avevano moltissimo in comune, soprattutto l’amore per la vita.
Cucina nippo-brasiliana: ne hai mai sentito parlare? Per alcuni questa particolare forma d’arte è ancora un mistero, altri la guardano con occhio critico. La verità è che lasciarsi travolgere dal sole e dal calore dei piatti brazilian sushi è una questione di fiducia, prima ancora che di buon gusto. Voler sperimentare, lasciarsi andare, amare le differenze fino ad assaggiarle: la cucina nippo-brasiliana si basa sui contrasti e sulle possibilità. Ecco, quindi, che sedersi a tavola in un ristorante brazilian sushi ti pone davanti alla possibilità di attraversare il mondo in un solo boccone. E da questo viaggio, spesso, si torna completamente cambiati. Ma com’è successo che Brasile e Giappone si siano incontrati?
Viaggio al cuore del Brasile
Il Brasile, un paese ampiamente noto per la samba e le spiagge bianche, è da secoli destinazione di flussi migratori, in cui comunità intere e diversissime fra di loro passano e lasciano il segno. Il paese è un crogiolo di diverse culture provenienti soprattutto dall’Europa e dall’Africa. Ma ancora in pochi sanno che il Brasile è anche la patria di quasi due milioni di discendenti giapponesi, il più grande gruppo di nipponici al di fuori del Giappone.
Quando sono arrivati questi visitatori del Sol Levante e come mai si sono stabiliti proprio su queste assolate rive?
La comunità giapponese sulle rive brasiliane
Questa comunità di emigranti giapponesi, altrimenti nota come nikkei, iniziò ad entrare in Brasile nel 1908 e trovò lavoro nelle piantagioni di caffè del paese. Immersi in una cultura molto diversa da quella lontana di casa, questi immigrati mantennero forti legami con la loro eredità giapponese e lo fecero con particolare riguardo al cibo.
Così, quella che già in patria era una cultura da preservare, in un paese lontano e straniero diventa un simbolo d’identità forte e irrinunciabile. I rituali alimentari quotidiani diventano così il legame più forte da mantenere con la patria lontana.
Questo rapporto con la cucina nativa, inoltre, si rafforza nel corso del XX secolo, quando i nikkei cominciano a creare vivaci mercati e ad aprire ristoranti e negozi di specialità alimentari giapponesi per le strade di San Paolo.
Tre generazioni dopo, il governo giapponese modificò le leggi sull’immigrazione, consentendo agli espatriati di tornare in Giappone come lavoratori. Incentivati da salari più alti, più di 300.000 nippo-brasiliani intrapresero un viaggio di emigrazione al contrario. Ma il loro bagaglio conteneva qualcosa di molto prezioso: una cultura incredibilmente nuova e variegata.
Saudade e cucina nippo-brasiliana
I nikkei di ritorno conservavano nel proprio DNA l’essere appartenuti per lungo tempo a un altro paese. Un’eredità che è impossibile cancellare, tanto da ritrovarsi sempre più spesso a desiderare i profumi e i sapori brasiliani. Piuttosto che venerare il patrimonio e la cucina giapponese, dunque, molti nikkei fecero fiorire un’industria di ristoranti e negozi brasiliani in Giappone, saziando le preferenze nostalgiche del cibo nella loro nuova casa.
Oggi esistono due diverse comunità di nikkei in Giappone e in Brasile. Ciascuna conserva un mix di caratteristiche e ideali all’interno delle loro società e anche della loro cucina.
Passeggiando per San Paolo…

Mentre cammini attraverso il quartiere Liberdade di San Paolo, ad esempio, potresti ritrovarti al centro di Tokyo. I Torii – cancelli rossi luminosi dei santuari shintoisti – fiancheggiano le strade e una miriade di ristoranti e supermercati asiatici espongono cartelli in caratteri giapponesi.
Questo è il centro della più grande comunità di immigrati giapponesi nel mondo. Oltre 1,8 milioni di persone di origine giapponese vive in Brasile, 600.000 dei quali concentrati a Liberdade.
E qui comincia la parabola della cucina nippo-brasiliana, una storia che racchiude in sé molte storie dal gusto speciale.
Incontro di gusti
Uno dei maggiori problemi dei nikkei dei primi del Novecento consisteva nella differenza abissale tra le abitudini alimentari.
Il primo pasto dei migranti in terra brasiliana fu riso e fagioli. Ma il riso brasiliano era molto diverso da quello giapponese. Era un riso dalla consistenza morbida, non era viscoso come quello che abitualmente i nikkei mangiavano nella madrepatria.
Nella nuova terra, a farla da padrone erano lo strutto, la farina di mais, la farina di manioca e l’aglio: autentiche novità per i nuovi arrivati. Pesce e verdura – tra gli elementi base della dieta giapponese – erano difficilissimi da trovare, dal momento che raramente venivano impiegati nella cucina locale.
Eppure, per un certo periodo i pasti degli immigrati giapponesi consistevano in riso e merluzzo. Una combinazione che assomiglia molto alle ricette brasiliane.
Qualcosa di nuovo stava cominciando.
Riso, caffè e biscotti
Dissalare il merluzzo era un vero e proprio grattacapo per i nikkei, abituati a una cucina povera di sale. Per questo motivo, presero a cucinarlo sui carboni ardenti. Il riso veniva cotto in acqua bollente e servito con caffè la mattina. Ma, nel tempo, il prezzo troppo alto del riso spinse i nikkei a sostituirlo con biscotti a base di farina di mais, farina di manioca e mais per integrare il caffè.
Le conserve, fondamentali per la cucina giapponese, non esistevano in Brasile. I giapponesi, allora, si adattarono decapando i frutti locali come la papaia. E dopo aver trovato il modo di preparare conserve anche lontani da casa, iniziarono a produrre miso (pasta di soia salata) e shōyu (salsa di soia).
La cucina nippo-brasiliana conquista le grandi città
Con il tempo, alcuni giapponesi si trasferirono dalle piantagioni di caffè alla capitale in cerca di una vita migliore. Si concentrarono nel Liberdade, in particolare a Conde e Sazedas, dove era possibile trovare affitti più economici anche vicino al centro della città. La posizione centrale del quartiere e il sistema di trasporto pubblico della città rendevano la ricerca di lavoro relativamente più semplice. Inoltre, le case di Liberdade avevano scantinati completamente indipendenti dal resto della casa. Questo particolare avrebbe contribuito a creare future tradizioni alimentari giapponesi durante le vacanze.
Da questo momento in poi, i giapponesi iniziarono a introdurre diversi tipi di frutta e verdura che non facevano tradizionalmente parte della cucina brasiliana. Hanno creato cinture verdi coltivando aree precedentemente considerate sterili e apportando un graduale cambiamento nelle abitudini alimentari brasiliane.
Gli alimenti giapponesi, infatti, sono classificati in base al metodo di cottura: yakimono (alla griglia), nimono (cotto), mushimono (cotto a vapore), nabemono (cotto a tavola), agemono (impanato e fritto) e sushi (crudo).
Il riso può accompagnare ciascuno di questi alimenti. Tutt’oggi, la cucina nippo-brasiliana mixa queste caratteristiche e le esalta in ricette nuove.

Il trionfo della cucina nippo-brasiliana
La cucina giapponese divenne popolare in Brasile negli anni Ottanta, in particolare a Brasilia, che ospitava oltre 300.000 persone di origine giapponese. Tuttavia, è stato solo negli anni Novanta che l’interesse per la cucina nippo-brasiliana ha cominciato a diffondersi in tutto il paese.
Da allora, la passione per questo tipo di cucina è diventato una vera e propria febbre globale. In tutto il mondo, infatti, questo tipo di cucina è molto ricercata per essere salutare, genuina, equilibrata e gustosa. Con i sapori, i profumi e il calore naturale dei metodi di preparazione e degli ingredienti brasiliani l’esperienza di assaggio diventa unica e speciale.